lunedì 1 settembre 2014

Sabrina Iommi ha chiuso il primo ciclo di serate informative del comitato "Per un Primiero meno diviso"

Sabrina Iommi fusione comuni Primiero

Il 28 agosto 2014 presso il Centro Civico di Siror si è tenuto l'ultimo incontro del primo ciclo di informazione del Comitato " per un Primiero meno diviso". Un incontro che ha visto la ricercatrice IRPET presentare la sua ricerca sui temi dei costi dei comuni a un pubblico di 50 persone, ove era presente anche il sindaco di Tonadico Aurelio Gadenz.

Un percorso quello del comitato che è stato richiamato prima di lasciare spazio alla ricercatrice che ha visto raccogliere 1500 firme per chiedere agli amministratori l'indizione del referendum per la fusione degli otto comuni del Primiero e Vanoi. Un percorso che si vuole accelerare attravero l'informazione alle periferie di Sagron Mis e Canal San Bovo per poi arrivare a Mezzano e Siror per poterlo concludere con il referendum nell'ultimo scampolo del 2014. Un'accelerazione quella che si vuole imprimere per poter prorogare le amministazioni attuali nel 2015 e tenere le elezioni nel 2016 del comune unico. Un'eventuale elezione nel 2015 delle amministrazioni locali attuali renderebbbe il percorso più sdrucciolevole e avrebbe tempi incerti dovendo riprendere il discorso con le nuove amministrazioni.

Paolo Meneguz introduce la ricercatrice Sabrina Iommi dell'IRPET la quale è stata invitata dopo scambi di veduti tra i due dopo aver letto un articolo della stessa sui costi dei comuni su lavoce.info, la quale tra le altre cose ha portato avanti una ricerca sulla dimenione dei comuni e benesere dei citttadini.

La ricerca parte dall'analisi dei bilanci dei comuni toscani ma poi si è allargata a tutti i comuni. La stessa prende in esame la spesa generale che è un'approssimazione buona della spesa di funzionamento oltre che aad eere comparabile tra i vari enti. Dall'analisi si evinc che la dimensione ottimale di un comune è a 10 mila abitanti dopo di chi che la curva a U della spesa torna a salire per aumento della complessità e un maggior spreco. Spesso per evitare le fusioni si evincono motivazioni di identita da parte dei non economisti, ma l'identità non è una cosa statica e si evolve nel tempo. E' innegabile che nel tempo è diventato più facile spostarsi e spesso i sistemi locali di lavoro sono sovracomunali. Il Primiero è un sistema lolcale di lavoro come definito dall'ISTAT, comprendendo il Vanoi, essendo che la gente si muove sul terriritorio per le varie faccende quotidiani tra le quali il lavoro. Se si guarda al sistema comunale italiano e ai sistemi di lavoro dell'ISTAT, prendendo buoni quest'ultimi per una riforma dell'assetto istituzionale si potrebbe passare da 8100 comuni a 686 con un risparmio del 25% della spesa per a funzione generale per un valore assoluto di 4,2 miliardi di euro. Oltre a ciò si deve contare che ci sono dei costi indiretti come la difficoltà di rapportarsi di una piccola amministrazione oltre che alla difficoltà di poter far fronte a funzioni complesse e ai servizi ai cittadini con risorse non adeguatamente qualificate.

Tornando al Primiero una fusione degli 8 comuni farebbe passare da 128 a 22 gli amministratori coinvolti con una spesa che passerebbe da 370 mila euro a 216 mila euro. Si potrebbe inoltre ottimizzare le risorse della struttura ataverso un abbattiento in 10 anni del 40% della spesa per il personale che nel 2010 ammontava a 5 milioni di euro non sostituendo chi va in pensione. Inoltre si potrebbe iniziare a riorganizzare il personale per dotarlo a nuovi servizi ai cittadini.

Nella ricerca si fa riferimento per comune piccolo ad un comune con 3 mila - 5 mila abitanti. Le realtà più vicine alla osre sono le aree montane del piemonte e degli appennini toscani.

In merito ai conflitti tra realtà eterogenee e i problemi di decisioni la ricercatrice fa presente che lei a preso in esame solo i costi della funzione generale e ammette che non tutti i conflitti potranno venir risolti ma che comunque ci sarà una migliore gestione.

Daniele Gubert ha chiesto a Sabrina Iommi di portarci le esperienze della Toscana in termini di fusione e lei porta due. In un caso Incisa in Val d'Arno e Figline Valdarno, 7000 abitanti il primo e 17 mila abitanti il secondo, che non avevano obblighi di fusione vista la dimensione. I due comuni tra le motivazioni avevano che non erano più distinguibili uno dall'altro oltre che a contributi regionali e statali ed esonero per tre anni dal patto di stabilità. Per quanto riguarda gli otto comuni dell'isola elba invece non si è arrivati alla fusione. Dall'analisi anche di altre fusioni si è visto che i comuni di maggior dimensioni sono più favorevoli e inoltre che gli imprenditori non sono sfavorevoli alle stesse come ad esempio si è evinto con la Confindustria di Prato.

Sul fatto che una fusione con la creazione di un comune maggiori elimini i mediatori la ricatrice Sabrina Iommi concorda con Daniele Gubert. La stessa concorda pure con Maurizio Gaio sul fatto che un comune di maggiore dimensione potrebbe aver una programmazione migliore di un comune piccolo in quanto avrebbe una logica adeguata. Inoltre con risorse adeguate potrebbe un comune può assumere competenze maggiori e gestire meglio quelle attuali (una piano regolatore impiega 7 anni per esser redatto in media in un comune piccolo contro i 3 di uno maggiore. Il federalismo è tata una riforma che in parte è fallita anche per l'inadeguatezza della dimensione dei comuni.

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